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Il settore terziario in Italia è donna 

Il settore terziario comprende le società del commercio, alberghi, pubblici servizi, comunicazioni, credito, assicurazioni, consulenze, trasporti e servizi per l’impresa. Su 100 donne che lavorano alle dipendenze a tempo indeterminato 75 sono occupate nel terziario di mercato, mentre su 100 occupati dipendenti nell’industria e nelle banche solo 27 sono donne. Il terziario in Italia, quindi, è donna. Su 100 dipendenti nei servizi 51 sono donne, e a prevalere è il contratto a tempo indeterminato. Su 100 donne dipendenti nel terziario di mercato oltre 65 hanno un contratto a tempo indeterminato. 
Lo rivela un’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio presentata ad Arezzo al TDLAB 2023, il meeting nazionale delle donne imprenditrici di Confcommercio.

Occupazione femminile e demografia

L’indagine mostra però che il tasso di occupazione delle donne in Italia è pari al 43,6%, contro una media europea del 54,1%. Se il tasso di disoccupazione femminile in Italia (11,1%) venisse portato al valore europeo (7,2%), si avrebbero 433mila donne occupate in più. Nel confronto tra le macro aree italiane, il tasso di occupazione delle donne al Sud è pari al 28,9% contro il 52% del Nord. 
Secondo l’analisi, la crescita economica, che poi alimenta anche i processi sociali di inclusione e una vita democratica ragionevolmente soddisfacente, dipende dal lavoro, anzi, proprio da quanti lavorano. E quanti lavorano dipende dalla demografia.

Partecipazione e benchmark europeo

L’indicazione è puntare a migliorare i tassi di occupazione e i tassi di partecipazione, cioè accrescere la quota di quanti lavorano tra quelli che vogliono lavorare, e accrescere la quota di quelli che vogliono lavorare tra quanti possono farlo. Se si equalizzasse al benchmark il nostro tasso di occupazione femminile otterremmo quasi 1,9 milioni di occupati, anzi, di occupate in più.
È necessario quindi puntare ad accrescere il tasso di partecipazione femminile. Altro problema tutto italiano è la questione meridionale. Nella partecipazione femminile il Sud si trova oltre 22 punti indietro rispetto al benchmark europeo.

Lavoro e tasso di fertilità

Secondo la ricerca, per risolvere, o almeno per mitigare, la crisi demografica bisogna mettere le donne nella condizione di scegliere liberamente se lavorare o meno, perché l’evidenza internazionale dice senza ambiguità che più le donne partecipano al mercato del lavoro più fanno figli.
Spostare il tasso di partecipazione femminile dal nostro 49% al 60% della media europea, o al 65% della Germania, non garantirebbe di avere mediamente più figli per donna, ma aprirebbe una potenzialità, come suggerito dal comportamento degli altri Paesi. Con questo tasso di partecipazione, riporta Agi, ci sarebbe la possibilità di raggiungere non solo l’Olanda e altre nazioni che si collocano solo poco sopra di noi, ma anche il tasso di fertilità dei tedeschi o dei danesi.

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Festa della Mamma: cosa pensano gli italiani su genitorialità e maternità surrogata?

Quali sono le opinioni degli italiani sul ruolo delle mamme e sul tema della genitorialità? Quanto è importante oggi realizzarsi attraverso la famiglia? E come sono cambiante le mamme di oggi rispetto al passato? Risponde Ipsos con un sondaggio condotto in occasione della Festa della Mamma 2023. Se anche oggi diventare genitore è considerato uno step importante della vita, non per tutti è fondamentale per sentirsi realizzati. Infatti, il 41% del campione considera diventare genitori abbastanza importante, anche se ci si può realizzare in altri modi. In particolare, le generazioni Boomers e Silent, soprattutto le madri over50. Tra queste la percentuale sale addirittura al 57%. Ma il 31% del campione, soprattutto i papà (38% tra under50, 46% tra over50), attribuisce alla genitorialità un’importanza ancora maggiore per la realizzazione personale.

Meglio le mamme di oggi o del passato? 

Di contro, il 28% considera poco importante o addirittura irrilevante l’esser genitori per sentirsi realizzati. Soprattutto GenZ e Millennials, prevalentemente al Nord, e ancora, tra laureati e non credenti. Nel confronto tra mamme di oggi e mamme del passato emerge in generale un atteggiamento critico verso le prime. La maggioranza è infatti convinta che oggi le mamme siano più permissive (82%), meno capaci di trasmettere valori ed educazione ai figli (74%), più stanche, indifferenti e passive (60%), e più in conflitto con i figli (54%). Gli unici tratti positivi riguardano la maggiore informazione sulla vita dei figli e dei loro coetanei (52%), e il maggiore aiuto da parte del partner (70%).

Maternità surrogata: favorevoli, ma con tante incertezze

La questione più ‘calda’ dal punto di vista del dibattito politico è la maternità surrogata. Ipsos non registra tanto le opinioni sulla pratica in sé quanto sull’opportunità di registrare come figli di entrambi i genitori i figli nati all’estero tramite questo sistema, laddove questo sia consentito, una volta rientrati in Italia. Su questo aspetto specifico, recentemente al centro delle polemiche politiche, gli italiani mostrano un atteggiamento tendenzialmente favorevole. Il 40% si dichiara favorevole alla registrazione, ma oltre un italiano su tre (36%) non riesce a esprimersi. A essere contrario è il 24%.
Si rileva poi una differenza sensibile tra uomini e donne, indifferentemente dall’età e dall’essere o meno genitori. I pareri favorevoli salgono al 44% tra le donne, mentre si fermano al 35% tra gli uomini.

Pareri correlati all’orientamento politico 

Non sorprende, poi, che le opinioni sul tema risultino molto correlate all’orientamento politico degli intervistati. Tra chi si colloca a destra o nell’estrema destra la quota dei favorevoli passa in minoranza (26%) e prevalgono i contrari (45%), mentre a sinistra o nel centrosinistra le posizioni favorevoli sono decisamente più marcate (rispettivamente 55% e 56%).
Da notare che anche tra chi dichiara di collocarsi politicamente al centro o nel centrodestra prevalgono, seppur di poco, i pareri favorevoli (rispettivamente 38% e 37%) su quelli contrari (34% e 27%). Segno di un atteggiamento trasversalmente aperto verso queste ipotesi, pur nell’incertezza testimoniata dal grande numero di opinioni incerte.

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ChatGPT fanta-phishing: l’AI aiuterà a combattere le cyber-truffe?

Sebbene ChatGPT, il modello linguistico alimentato dall’AI, avesse già dimostrato la capacità di creare e-mail di phishing e ‘scrivere’ malware, la sua efficacia nel rilevare i link dannosi risulta ancora limitata. Lo studio condotto dagli esperti di Kaspersky sulla capacità di rilevamento dei link di phishing di ChatGPT. ha rivelato che nonostante ChatGPT conosca molto bene il phishing e sia in grado di individuare l’obiettivo di un attacco di questo tipo, presenta un’elevata percentuale di falsi positivi, fino al 64%. E per giustificare i suoi risultati, spesso produce spiegazioni inventate e prove false. Di fatto, gli sviluppatori di ChatGPT hanno sottolineato che è troppo presto per applicare questa nuova tecnologia a domini ad alto rischio.

I tassi di rilevamento variano a seconda del prompt utilizzato 

Gli esperti di Kaspersky hanno condotto un esperimento per verificare se ChatGPT sia in grado di rilevare i link di phishing e verificarne le conoscenze di cybersecurity apprese durante la formazione.
Gli esperti hanno posto a ChatGPT due domande, ‘Questo link porta a un sito web di phishing?’ e ‘Questo link è sicuro da visitare?, e hanno poi testato gpt-3.5-turbo, il modello alla base di ChatGPT, su oltre 2.000 link considerati dannosi dalle tecnologie anti-phishing di Kaspersky, mescolandoli con migliaia di URL sicuri. Per la prima domanda i risultati hanno mostrato un tasso di rilevamento dell’87,2% e un tasso di falsi positivi del 23,2%, mentre per la seconda sono stati riscontrati tassi di rilevamento e fasi positivi superiori, rispettivamente pari al 93,8% e al 64,3%.

Una percentuale i falsi positivi troppo alta per qualsiasi applicazione produttiva

In questo caso, se la percentuale di rilevamento è molto elevata quella dei falsi positivi è troppo alta per qualsiasi tipo di applicazione produttiva. I risultati poco convincenti nel rilevamento erano attesi, ma ChatGPT potrebbe comunque aiutare a classificare e analizzare gli attacchi? Dal momento che gli attaccanti generalmente inseriscono brand popolari nei loro link per ingannare gli utenti facendo credere che l’URL sia legittimo e appartenga a un’azienda rispettabile, il modello linguistico dell’Intelligenza artificiale mostra risultati impressionanti nell’identificazione di potenziali obiettivi di phishing.

Seri problemi nel fornire una spiegazione corretta

Ad esempio, ChatGPT è riuscito a estrarre un obiettivo da oltre la metà degli URL, compresi i principali portali tecnologici come Facebook, TikTok e Google, o marketplace come Amazon e Steam, e numerose banche di tutto il mondo senza alcun apprendimento aggiuntivo. L’esperimento ha anche dimostrato che ChatGPT potrebbe avere seri problemi quando si tratta di dimostrare il proprio punto di vista sulla decisione di classificare il link come dannoso. Alcune spiegazioni erano corrette e basate sui fatti, altre hanno rivelato i limiti noti di questi modelli linguistici, tra cui sviste e affermazioni errate. Molte spiegazioni infatti risultavano fuorvianti, nonostante il tono sicuro.

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Solo il 15% delle grandi aziende è Data Leader. Perchè?

Solo il 15% delle grandi aziende con un fatturato superiore ai 500 milioni di dollari può essere definito “Data Leader” secondo il report “Data for Humanity” commissionato da Lenovo. I “Data Leader” sono quelle aziende che hanno sviluppato strategie di successo basate su tre pilastri fondamentali: Data Management, Data Analytics e Data Security. 

Più ricavi, meno rischi di scarsa produttività

Queste imprese hanno registrato un aumento dei ricavi (78%) e una maggiore soddisfazione dei clienti (70%). Inoltre, hanno meno probabilità di subire gli effetti di una scarsa produttività dei dipendenti (13%) e di una riduzione del tasso di innovazione (10%). Nonostante solo una minoranza rientri nella categoria dei “Data Leader”, Data Management, Data Analytics e Data Security sono considerati fondamentali per il futuro di tutte le aziende. 

La sicurezza informatica il primo ambito di investimento

Nel prossimo quinquennio, i leader aziendali investiranno soprattutto in strumenti di sicurezza informatica (59%), strumenti di intelligenza artificiale (58%), strumenti di analisi dei dati (57%) e archiviazione dei dati (55%). La maggior parte dei dirigenti intervistati ritiene che la propria soluzione per i dati sia scalabile (58%), altamente automatizzata (57%) e semplice da usare per i dipendenti (55%). Tuttavia, solo il 52% dei manager è soddisfatto della propria piattaforma dati esistente, mentre circa un quarto (23%) ritiene di essere in ritardo rispetto alla concorrenza in questo ambito. Tuttavia, la maggior parte dei leader aziendali concorda sul fatto che il radicamento di una cultura incentrata sui dati nell’intera organizzazione sarà uno degli elementi cardine per la data strategy nei prossimi anni (intera 88%). 

Difficoltà ad accedere ai propri dati

La sicurezza e le competenze sono entrambe citate come aree chiave che frenano le aziende, oltre alle difficoltà di comunicazione interna e di integrazione dei dati. La maggioranza (56%) ha difficoltà ad accedere ai propri dati da qualsiasi luogo, un fattore sempre più importante nell’era del lavoro ibrido. Il miglioramento delle soluzioni di cybersecurity è importante o essenziale per consentire alle aziende di sbloccare il valore dei dati, secondo il 91% degli executive coinvolti nel sondaggio.

Tutte le aziende nel “viaggio nei dati”

Il report suggerisce che ogni azienda si trova in una fase diversa del proprio “viaggio nei dati”. Alcune hanno appena iniziato, mentre altre si trovano in una fase più avanzata del percorso. Le aziende hanno bisogno del supporto dei provider di tecnologia e dei partner per realizzare le soluzioni più efficaci. Inoltre, le aziende devono lavorare per rendere i dati più accessibili e renderli più fruibili per informare o prendere decisioni di business.

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Streaming: le donne preferiscono la TV classica?

Se il 2022 è stato un anno di grande successo per i contenuti originali sulle piattaforme di streaming, tra le donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni ha avuto successo anche un altro tipo di programmazione: la TV classica. Sebbene le giovani donne abbiano guardato certamente anche show più recenti, nel 2022 la popolarità di quelli che hanno debuttato anche più di 20 anni fa è inaspettata, soprattutto in un momento in cui i consumatori hanno a disposizione più contenuti che mai.
In ogni caso, secondo Gracenote Global Video Data, a gennaio 2023 il pubblico televisivo avrà a disposizione più di 926.000 titoli tra canali lineari e in streaming, di cui più di 821.000 disponibili sulle piattaforme di streaming.

I contenuti di library sono l’arma segreta delle piattaforme

I contenuti di library, ovvero quelli concessi in licenza alle piattaforme di streaming dopo che sono andati in onda altrove, possono essere l’arma segreta di una piattaforma di streaming, semplicemente grazie alla consapevolezza e alle ‘fanbase’ esistenti.
In totale, 18 dei 25 programmi più trasmessi in streaming nel 2022 e più guardati dalle donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni erano programmi concessi in licenza da altre società. Questo pubblico ha guardato poco meno di 77 miliardi di minuti di questi programmi.

Un facile accesso a un maggior numero di contenuti acquisiti

La crescita dello streaming, che ora è il modo predominante in cui il pubblico consuma la televisione, ha consentito un facile accesso a un maggior numero di contenuti acquisiti, tra cui spettacoli iconici. Secondo la più recente indagine Nielsen sui consumatori di contenuti in streaming, la ricerca di contenuti da guardare inizia con lo streaming. Infatti, l’80% degli adulti tra i 18 e i 34 anni inizia la ricerca di contenuti video sulle piattaforme di streaming.

Il pubblico non abbandona il comfort dei classici

Nella nuova fase della guerra dello streaming gran parte del settore si concentra sulla produzione di contenuti di alto profilo e di riferimento per attirare il pubblico. Il Signore degli Anelli: The Rings of Power, ad esempio, si è piazzato al 15° posto tra i programmi originali in streaming, e a quanto pare, è la serie televisiva più costosa della storia. Non si può negare l’attrattiva dei nuovi programmi originali, ma il pubblico non sta abbandonando il comfort dei classici, soprattutto le donne tra i 18 e i 34 anni. Per questo gruppo, ciò che è vecchio è di nuovo ‘nuovo’.

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Economia

Pagamenti digitali: nel 2022 sfiorati 400 miliardi di transato 

Secondo i dati emersi dall’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano il transato con strumenti di pagamento digitale in Italia continua a crescere a doppia cifra. E nel 2022 raggiunge 397 miliardi, pari al 40% dei consumi, un valore che include sia i pagamenti basati su carte e wallet, pari a 390 miliardi di euro (+18% rispetto al 2021), sia i pagamenti basati su conto corrente, corrispondenti a 7 miliardi di euro di transato. La crescita generale si riflette su tutte le componenti, sia su quelle più tradizionali, come le carte, dove i pagamenti Contactless raggiungono 186 miliardi di euro (+45% sul 2021), sia sui nuovi metodi di pagamento, gli Innovative Payments, che registrano un valore di 20,3 miliardi (+107%), trainati da Mobile e Wearable.

Smartphone e Wearable: +122% rispetto al 2021

Nel corso del 2022, infatti, gli italiani hanno usato sempre di più smartphone o dispositivi indossabili per effettuare pagamenti in negozio, per un totale di 16,3 miliardi di euro di transato (+122% rispetto al 2021). Lo smartphone è inoltre centrale anche nelle sperimentazioni di nuove versioni delle valute di banca centrale, le cosiddette Central Bank Digital Currency (CBDC).
I progetti più avanzati in questo ambito sono concentrati nei Paesi Asiatici, ma anche l’Unione Europea ha avviato i lavori per implementare il cosiddetto Euro Digitale, e sta considerando lo sviluppo di un’app che ne permetta l’utilizzo in negozio, in modalità contactless o con QR code, e anche online.

Il Buy Now Pay Later vale il 4% del totale online 

Tra i servizi correlati al pagamento che stanno destando sempre più interesse tra i consumatori c’è sicuramente il Buy Now Pay Later (BNPL). La sua crescita ha caratterizzato il 2021 e si conferma anche nel 2022, contribuendo in maniera significativa all’incremento generale dei pagamenti digitali. Il 13% degli italiani ha dichiarato di avere già utilizzato questo tipo di servizio per uno o più acquisti online e/o in negozio, mentre il 33% è intenzionato a servirsene in futuro (67% se si considerano anche gli indecisi). Nel 2022 le transazioni BNPL hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro, con una crescita del +253% rispetto al 2021. L’86% del valore, inoltre, riguarda acquisti effettuati su Internet, un risultato che porta il BNPL a rappresentare circa il 4% di penetrazione nel mondo online.

Nel 2024 arriva l’European Union Digital Identity Wallet

A livello europeo cresce poi l’attenzione sui Digital Wallet, con particolare attenzione al tema dell’identità digitale come abilitatore, non solo, di pagamenti. La recente revisione del regolamento eIDAS ha proprio lo scopo di introdurre nel 2024 l’European Union Digital Identity Wallet (EUDI wallet), un insieme di servizi certificati che permette agli utenti di richiedere, conservare e condividere le informazioni personali per accedere ai servizi online e firmare documenti elettronici.

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Suggerimenti e partner

Come avviare un’attività di pelletteria artigianale: consigli pratici

Se sei appassionato di artigianato e vuoi avviare una attività di pelletteria artigianale, ti farà piacere leggere i consigli pratici che seguono, così da evitare di commettere degli errori banali e partire subito alla grande.

Formati adeguatamente prima di avviare la tua nuova attività pelletteria artigianale

La prima cosa da fare è acquisire le conoscenze tecniche necessarie per lavorare la pelle e creare prodotti di alta qualità.

A questo scopo, puoi frequentare corsi di formazione, seguire tutorial online, partecipare a workshop, oppure fare un periodo di apprendistato presso un’azienda specializzata in pelletteria.

Individua prodotti e pubblico cui ti rivolgi

Una volta acquisite le conoscenze tecniche, è importante avere un’idea chiara del tipo di prodotti che intendi realizzare e del tuo pubblico di riferimento.

Ti consigliamo di fare un’analisi di mercato e studiare la concorrenza per capire quali sono i prodotti più richiesti e come puoi differenziarti dagli altri produttori.

Preparare un business plan

Dopo aver deciso il tipo di prodotto che vuoi realizzare e il tuo target di riferimento, è il momento di fare un business plan e definire un budget per l’avvio dell’attività.

L’ideale sarebbe fare una attenta stima dei costi per l’acquisto delle attrezzature, della materia prima, della pubblicità e della promozione.

Le pratiche burocratiche e fiscali da espletare

In Italia, per avviare un’attività di pelletteria artigianale, è necessario aprire una partita IVA e registrarsi alla Camera di Commercio.

Il suggerimento in questo caso è quello di farti assistere da un commercialista o un consulente per le pratiche burocratiche e per la gestione contabile e fiscale della tua attività.

Certificazioni e normative da rispettare

Per avviare una attività di pelletteria artigianale, è importante rispettare le normative di settore e ottenere le certificazioni richieste per garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti realizzati.

Inoltre, è fondamentale rispettare le normative sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e utilizzare solo materiali sicuri e di qualità.

Per quanto riguarda le certificazioni, è consigliabile acquisire la certificazione ISO 9001, che attesta la conformità ai requisiti di qualità del processo produttivo.

Le attrezzature necessarie per il lavoro

Per quel che concerne le attrezzature necessarie, avrai bisogno di una macchina da cucire professionale, un tavolo da lavoro, attrezzi per tagliare la pelle, colla e di filo di alta qualità.

Ti consigliamo di fare una ricerca di mercato per trovare i fornitori che offrono le attrezzature e la materia prima di alta qualità, tenendo comunque a mente che le macchine da cucire Singer sono probabilmente le migliori anche per quel che riguarda la lavorazione della pelle.

La promozione sul web ed in città

A questo punto, una volta avviata l’attività, è importante promuovere i tuoi prodotti e fidelizzare i tuoi clienti. Ti consigliamo di creare un sito web e un profilo sui social media per mostrare i tuoi prodotti e per raggiungere un pubblico più vasto, oltre a sfruttare il content marketing.

In particolare, i social media possono essere utilizzati per mostrare i propri prodotti, raccontare la propria storia e creare un legame con i propri clienti. Il content marketing, invece, prevede la produzione di contenuti utili e interessanti per il proprio pubblico di riferimento come tutorial, guide o articoli sul mondo della pelletteria.

Inoltre, la pubblicità a pagamento online può essere utile per aumentare la visibilità dell’attività su motori di ricerca come Google o sui social network.

È importante per questo pianificare una strategia di marketing digitale efficace, che tenga conto delle esigenze del proprio pubblico di riferimento e del posizionamento dell’attività nel mercato.

Infine, potresti organizzare eventi e partecipare a fiere del settore per far conoscere la tua attività e i tuoi prodotti.

In conclusione, avviare una attività di pelletteria artigianale richiede impegno, passione e una buona dose di creatività. Con questi consigli pratici, speriamo di averti dato le informazioni necessarie per avviare la tua attività con successo.

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Come navigare nel futuro incerto e poli-crisi del nuovo disordine globale 

Negli ultimi anni sono nate e si sono sviluppate diverse crisi, che hanno colpito e continuano a colpire tutto il mondo. Pandemia, guerra in Ucraina, crisi climatica, economica, energetica, disuguaglianze e crisi geopolitiche generano una serie di sfide che i cittadini ripongono nelle mani di aziende e istituzioni. Tuttavia, secondo l’Ipsos ‘Global Trends 2023: navigare in un futuro incerto e cogliere le opportunità’, il 74% degli intervistati ritiene che il proprio Governo e i servizi pubblici faranno poco per aiutare le persone durante i prossimi anni, mentre per il 36% il Governo o le imprese (45%) sono in grado di pianificare il futuro a lungo termine.

Globale e locale, una tensione crescente

Sebbene molti parlano di de-globalizzazione, almeno sei persone su dieci nel mondo ritengono che la globalizzazione abbia un effetto positivo, sia per sé stessi (62%) sia per il proprio mercato di riferimento (66%). Nell’ultimo decennio, anche se le tensioni geopolitiche sono peggiorate, questa cifra è aumentata leggermente.
Ma al contempo otto intervistati su dieci ritengono che se non cambiamo rapidamente le nostre abitudini, presto andremo incontro a un disastro ambientale. Ciò su cui non c’è accordo è come affrontarlo, e nonostante i livelli di preoccupazione siano così elevati, oltre la metà concorda sul fatto che gli scienziati non sappiano fino in fondo di cosa stanno parlando in merito alle questioni ambientali.

Marche e aziende, le aspettative dei consumatori

Nonostante le divisioni a livello globale, Ipsos Global Trends mostra che le persone hanno chiare aspettative nei confronti di brand e aziende. La maggioranza crede che le aziende possano essere una forza per il bene comune, con l’80% che concorda sul fatto che i brand possano contemporaneamente perseguire obiettivi economici e sostenere buone cause. Allo stesso tempo, però, il 53% degli intervistati non ha molta fiducia nei leader aziendali.
Inoltre, quasi due terzi dichiara di cercare, il più delle volte, di acquistare prodotti da brand che agiscono in modo responsabile, anche se più cari (64%).

Il progresso tecnologico e l’impatto sulle nostre vite

Tra le crescenti richieste di regolamentazione delle Big Tech, sei persone su dieci nel mondo temono che il progresso tecnologico stia distruggendo le nostre vite. Allo stesso tempo, però, il 71% afferma di non riuscire a immaginare una vita senza Internet, e una percentuale ancora maggiore, l’81%, è rassegnata all’idea di perdere un po’ di privacy a causa di ciò che le nuove tecnologie possono fare.
Ma nonostante le cupe prospettive globali, continuiamo a essere fiduciosi per il prossimo futuro. La nostra tendenza all’ottimismo è evidente: mentre solo il 31% è ottimista pensando al mondo nel suo complesso per l’anno prossimo, la maggior parte si considera felice (57%) e il 59% è ottimista su come il 2023 sarà per sé e per la propria famiglia.

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Gender gap tecnologico: l’Italia è tra i paesi peggiori

A livello globale, anche nel 2022, su 146 paesi l’Italia resta al 63° posto nell’indice del World Economic Forum relativo al gender gap. Il Gender Gap Report 2022 considera le differenze di genere in 4 ambiti, partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza, ed empowerment politico. In pratica, l’Italia resta sotto la media europea di circa il 6%, piazzandosi tra i tre paesi peggiori per partecipazione economica e opportunità. In particolare, le donne continuano a essere sottorappresentate in ambito STEM, soprattutto nei campi dell’ingegneria (6,6% donne vs 24,6% uomini) e ITC (1,7% donne, 8,2% uomini). Dati negativi anche per quanto riguarda la copertura di posizioni apicali: solo il 15% di ceo è donna.

Solo il 33% dei laureati in materie STEM in Europa è donna

L’Europa fatica ad attrarre le ragazze nell’istruzione e nei lavori STEM. Nonostante superino gli uomini come studenti e laureati a livello di laurea e master, solo il 33% dei laureati in materie STEM in Europa è di sesso femminile. E si stima che entro il 2027 le donne rappresenteranno solo il 21% dei posti di lavoro nel settore tecnologico (fonte McKinsey & Company). Non si tratta solo di un numero inferiore di donne che entrano in un settore altrimenti stabile, ma si prevede anche che entro il 2027 il deficit di talenti tecnologici in Europa raggiungerà quasi i 4 milioni. Le aziende che si affidano alle competenze STEM dovrebbero quindi investire di più per rivolgersi ai gruppi sottorappresentati, altrimenti scoraggiati dal perseguire una carriera nel settore. 

Promuovere le carriere fin dall’asilo nido

“La tecnologia si sta innovando a un ritmo disarmante, con nuove soluzioni in campi come il cloud computing, l’Intelligenza artificiale generativa e l’informatica – sostiene Mariagrazia Perego, 3M Diversity & Inclusion Advocate -. Per comprendere l’attuale deficit di donne nelle carriere STEM, dobbiamo analizzare le ragioni per cui le donne e le ragazze rinunciano a entrare nel settore. In definitiva – osserva Perego -, la dissonanza inizia nei contesti educativi, dove le ragazze non sono incoraggiate a seguire le materie scientifiche, né sono circondate da modelli di ruolo femminili. Se l’attività STEM viene scoraggiata a livello scolastico, è chiaro che non verrà considerata un’opzione di carriera valida”.

I curricula femminili sono triplicati

Secondo i dati segnalati dal gruppo italiano Fortitude, riferisce Ansa, il numero di curriculum femminili in ambito scientifico arrivati nel corso del 2022 è triplicato rispetto all’anno precedente, passando dal 10% al 30% del totale. Anche facendo riferimento ai ruoli più tecnici, si è passati dal 2% al 15%.
“Il gender gap rimane un problema importante – dichiara Leo Pillon, ceo del Gruppo Fortitude -, in particolare per il nostro settore, e ormai da qualche anno ci stiamo impegnando tanto, anche grazie alla collaborazione con l’organizzazione no profit SheTech, che si impegna a colmare il gender gap nel settore delle STEM per portare un vero cambiamento”.

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Statistiche

Vodafone è il miglior operatore 4G 

Nella classifica di Altroconsumo Vodafone ottiene 34.447 punti, seguito a grande distanza dagli altri 3 operatori: Iliad (24.497 punti), Tim (23.715), e WindTre (23.037). È quindi Vodafone il migliore operatore di rete mobile 4G in Italia nel 2022. Rispetto al 2021, però, tutti gli operatori hanno avuto un incremento delle performance, che deriva principalmente dai miglioramenti di velocità di download. È quanto emerge dall’indagine di Altroconsumo sulla performance dei provider di telefonia mobile, effettuata con il contributo di oltre 20.000 utenti tramite l’app CheBanda, che misura la qualità della rete mobile del proprio operatore.

In testa anche per velocità di download e upload

Il contributo dei consumatori ha permesso di valutare una serie di parametri, come velocità di download e upload, qualità di navigazione su siti internet e qualità della visione di video. Il test misura la velocità di trasmissione per scaricare dati nello smartphone e inviarli. Poiché questi parametri impattano non soltanto sul tempo necessario a ricevere e inviare file, ma anche sul tempo necessario ad accedere e interagire con siti internet, sono estremamente importanti e influenzano ulteriori parametri di qualità d’uso. E Vodafone risulta ancora in testa, con 51,2 Mbps per download e 11,9 Mbps per upload, + 28% di velocità di download rispetto al 2021.

I parametri per la navigazione e lo streaming

Il test monitora anche l’accesso ad alcuni tra i siti internet più visitati, verificando se la pagina si apre correttamente e quanto tempo è necessario ad accedervi. Se il ritardo complessivo è inferiore a 10 secondi la qualità di navigazione (Qnb) viene considerata buona. Un ritardo superiore o un fallimento nell’accesso alla pagina vengono considerati negativi. Per ogni operatore viene conteggiata la percentuale di successo. In più, il test verifica il tempo di caricamento e di attesa del video selezionato, eventuali pause (buffering) e tempi di attesa. Per ritardi inferiori a 12 secondi la qualità di streaming (Qsb) viene considerata buona, mentre ritardi superiori o un fallimento nel caricamento del video vengono considerati negativamente. Per ogni operatore viene conteggiata la percentuale di successo.

Il 5G migliora le performance, ma non la “latenza” 

Le misurazioni sono state effettuate dagli utenti utilizzando la miglior tecnologia mobile: la maggioranza dei test è avvenuta in 4G (89%), poco oltre il 2% in 3G, un valore inferiore a 0,5% in 2G, e oltre l’8% in 5G. Per quanto riguarda il 5G, riporta Adnkronos, il miglioramento delle performance delle reti mobili è notevole rispetto al 4G. Il 5G promette un miglioramento sulla velocità di download, effettivamente già percepibile per tutti gli operatori valutati. Infatti, si passa da valori che si aggirano intorno ai 40 Mbps del 4G a velocità che arrivano a 80 (WindTre) e 90 Mbps (Iliad), fino ad arrivare a circa 150 Mbps per Vodafone e Tim. Al contrario, le valutazioni positive nei confronti della latenza (il tempo che intercorre tra un’azione dell’utente e l’effettiva risposta della rete), diminuiscono considerevolmente per il 5G rispetto al 4G.