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Economia

Omnichannel Customer Experience: ancora poche le aziende mature

Solo l’8% delle medie e grandi imprese italiane può essere definitoAvanzato nella trasformazione omnicanale, con un punteggio di 7,5/10 valutato attraverso l’OCX Index.
Queste realtà si distinguono per una struttura organizzativa cross-funzionale, hanno lavorato sulla costruzione di una robusta raccolta e integrazione dei dati, e adottano strumenti tecnologici avanzati.

Dalla settima edizione dell’Osservatorio Omnichannel Customer Experience, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, emerge che il grado di maturità medio complessivo è pari a 4,5/10, in leggera contrazione rispetto al 2022 (4,8/10). 
Si tratta di un valore frutto della forte eterogeneità tra le imprese, e un aumento di quelle ancora in una fase esplorativa iniziale, che contribuiscono ad abbassare la media generale.

Human Driven Experience

Uno dei freni principali all’evoluzione nel percorso di maturità riguarda il superamento dei silos organizzativi, che prevede l’allineamento delle funzioni orientate al cliente, e di tutte le altre funzioni, primarie, e di supporto.
Ancora più complessa è la sfida del change management. I dipendenti, oltre a confermarsi un touchpoint chiave nell’interazione cliente-azienda nel customer journey, sono coinvolti nella trasformazione omnicanale su molteplici fronti. Diventa dunque importante strutturare un percorso di employee engagement per renderli protagonisti di tale trasformazione.

A livello internazionale realtà all’avanguardia hanno introdotto il Chief Experience Officer (CXO), per presidiare e migliorare l’esperienza di clienti e dipendenti.
In Italia, solo il 40% delle aziende dispone di un responsabile dell’Omnichannel Customer Experience incaricato di progettare e garantire un’esperienza fluida e coerente per i clienti.

Data & Tech Driven Experience

Se la raccolta di dati basici è ormai una pratica consolidata, quella relativa ai dati avanzati (dati social, derivanti da interazioni umane o con terze parti), essenziali per una comprensione approfondita del cliente, rimane un punto critico. Solo un’azienda su tre riesce a integrare i dati a sua disposizione in logica Single Customer View, fondamentale per abilitare una reale personalizzazione dell’esperienza.

Le difficoltà nella gestione dei dati si ripercuotono sulla capacità di utilizzare i dati per ottimizzare i processi di relazione con il cliente. Se nel Marketing sono ormai diffusi strumenti di Marketing Automation (60%), e le attività di vendita evidenziano un’attenzione crescente alla personalizzazione online il processo di assistenza permane come fanalino di coda.

I trend futuri

L’integrazione tra dimensione umana e tecnologica è al centro dei trend emergenti per l’evoluzione dei modelli di omnicanalità.
Il 63% delle aziende sta sperimentando l’utilizzo dell’AI in ambito Omnichannel Customer Experience, principalmente per la personalizzazione delle raccomandazioni (32%) e l’assistenza clienti digitale tramite chatbot o assistenti virtuali (43%).

L’AI potrebbe spingere anche il processo di ‘Hyperpersonalization’, dove la raccolta e l’elaborazione in tempo reale di dati sull’utente permettono di attivare azioni mirate sul cliente.
Emerge poi la centralità dell’ascolto proattivo della Voice of the Customer (VoC) grazie a tecnologie in grado di raccogliere i feedback dei clienti in maniera strutturata. Pratica che deve estendersi alla comprensione delle percezioni dei clienti sull’esperienza con il brand e l’identificazione e gestione proattiva di situazioni critiche.

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Varie attualità

Nel 2023 parola d’ordine risparmio, a costo di tradire il brand preferito

I clienti italiani come giudicano il servizio e le opportunità del retail digitale e tradizionale? Quali sono le sfide che il settore retail deve affrontare e quali gli aspetti prioritari?

Second i risultati della ricerca ‘Redefining retail: What’s Next for Shoppers and Retailers?’ di Manhattan Associates, quasi la metà degli italiani (48%) cerca alternative ai propri prodotti abituali per risparmiare, e il 42% rimane fedele ai propri brand, ma acquisterebbe di meno. Il 23% invece cerca di risparmiare sui prodotti alimentari, su abbonamenti e iscrizioni per poter continuare ad acquistare i propri brand preferiti.
Insomma, i tempi di difficoltà economica come quello attuale, in Italia sta emergendo una netta separazione tra i consumatori quando si tratta di fedeltà ai brand.

Sostenibilità: più importante per i retalier che per i clienti

Per il 18% degli intervistati, la sostenibilità ha la massima priorità, e per il 50% è comunque importante. Il 20% invece lo descrive come ‘bello, ma non indispensabile’, e il 7% non considera affatto questo aspetto. E quando si parla di consegna dei prodotti l’impatto ambientale gioca un ruolo importante solo per il 12%. La questione più rilevante è quella dei costi di consegna (50%), seguita dai tempi di delivery (28%) e il metodo di consegna (12%).

Tuttavia, i retailer rivelano un maggiore impegno verso la sostenibilità. Il 55% ritiene fondamentale una gestione efficiente dello stock, mentre il 51% sta adattando la propria rete di punti vendita, e per il 45% l’ottimizzazione dei resi svolge un ruolo importante per ottenere operazioni più sostenibili in futuro.

L’interazione con il negozio avviene online

Molti consumatori eseguono ricerche online prima di acquistare in store.
Il 60% cerca l’offerta più vantaggiosa, mentre il 52% legge le recensioni dei prodotti che intende acquistare. Per il 50% poi è importante saperne di più sul prodotto desiderato, il 35% si accerta che il prodotto desiderato sia in stock, e il 14% prenota l’articolo per il click and collect.

In Italia quasi la metà dei consumatori predilige WhatsApp come canale di comunicazione, con un picco del 55% nella fascia di età compresa tra 25-34 anni. Opzione già proposta da più della metà dei retailer (57%), mentre un altro 27% prevede di introdurla nei prossimi 1-2 anni.

La shopping experience tra mondo fisico e digitale è ormai uno standard

Si delinea la tendenza a unificare il retail online e quello fisico. Se il prodotto non è disponibile in uno store il 49% dei retailer può verificare la sua disponibilità nei punti vendita vicini e avvisare il cliente, e per il 70%, nel caso il prodotto non sia disponibile in store, rende possibile ordinarlo online e consigliare le migliori opzioni di fulfilment.
Insomma, una shopping experience agevolata tra mondo fisico e digitale è diventata uno standard. Solo per il 4% dei retailer i processi in store e online sono ancora indipendenti.

Negli ultimi 12 mesi ci sono state, poi, nuove introduzioni nell’ambito delle opzioni di consegna: in giornata (60%), click-and-collect (59%), a domicilio (53%), delivery lockers (53%) o l’accorpamento di più prodotti per utente in un’unica delivery (42%). A dimostrazione che i retailer sono consapevoli delle elevate aspettative dei consumatori.

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Suggerimenti e partner

Quali contaminanti rimuove un depuratore d’acqua?

Bere l’acqua del rubinetto di casa è il massimo della comodità, ma prima di berla bisogna essere certi della sua qualità dato che questa può essere contaminata da una varietà di sostanze, sia naturali che artificiali.

Come è noto infatti, i contaminanti possono rendere l’acqua pericolosa da bere, e sconsigliarne l’utilizzo anche per scopi alimentari di qualsiasi tipo.

A tal proposito un depuratore d’acqua è un dispositivo che può essere utilizzato per rimuovere i contaminanti dall’acqua potabile. Questi dispositivi sono disponibili in vari tipi e dimensioni, ognuno dei quali è progettato per rimuovere specifici contaminanti.

Tipi di contaminanti presenti nell’acqua

I contaminanti che possono essere presenti nell’acqua potabile possono essere classificati in diverse categorie:

  • Contaminanti inorganici: si tratta di  metalli pesanti, come piombo, mercurio e arsenico, nonché sostanze chimiche, come cloro, nitrati e fosfati.
  • Contaminanti organici: sono pesticidi, erbicidi, solventi e altri prodotti chimici di origine umana.
  • Contaminanti microbiologici: includono batteri, virus e protozoi.

In base al tipo di contaminante presente nell’acqua che si vuole bere, avremo necessità di acquistare un depuratore diverso.

Come funzionano i depuratori d’acqua?

I depuratori acqua funzionano sfruttando vari metodi di rimozione degli elementi contaminanti. I più classici sono:

  • Filtrazione: la filtrazione è il processo di rimozione di particelle sospese dall’acqua. I filtri possono essere realizzati con vari materiali come la sabbia, il carbone attivo o le resine a scambio ionico.
  • Adsorbimento: l’adsorbimento è il processo di accumulo di sostanze su una superficie. Il carbone attivo è un ottimo adsorbente e viene spesso utilizzato nei depuratori d’acqua per rimuovere contaminanti organici, come pesticidi e erbicidi.
  • Osmosi inversa: l’osmosi inversa è un processo che sfrutta la pressione per forzare l’acqua attraverso una membrana semipermeabile. La membrana permette il passaggio dell’acqua, ma blocca i contaminanti. L’osmosi inversa è un metodo efficace per rimuovere una varietà di contaminanti, tra cui sali, metalli pesanti, pesticidi e batteri.

Tali meccanismi di rimozione dei contaminanti sono efficaci per rimuovere diversi tipi di elementi nocivi. Ad esempio, la filtrazione è efficace per rimuovere le particelle sospese, mentre l’adsorbimento è indicato per rimuovere contaminanti organici.

I contaminanti che un depuratore d’acqua può rimuovere

I depuratori d’acqua possono essere utilizzati per rimuovere una vasta gamma di contaminanti dall’acqua potabile, ad esempio:

  • Cloro: il cloro è un disinfettante comunemente aggiunto all’acqua potabile per uccidere i batteri. Ad ogni modo, esso può anche lasciare un sapore sgradevole all’acqua e può reagire con altri contaminanti per formare sostanze cancerogene.
  • Metalli pesanti: i metalli pesanti come il piombo, il mercurio e l’arsenico, possono essere tossici per l’uomo.
  • Pesticidi: i pesticidi e gli erbicidi possono essere utilizzati in agricoltura e possono contaminare le falde acquifere sotterranee.
  • Batteri e virus: i batteri e i virus possono causare infezioni e malattie.

Un buon depuratore d’acqua è in grado di eliminare tali contaminanti dall’acqua, rendendola immediatamente più sicura.

Considerazioni nell’acquisto di un depuratore d’acqua

Esistono diversi fattori sui quali ragionare quando si acquista un depuratore d’acqua, tra cui:

  • Capacità: la capacità del depuratore d’acqua determina la quantità di acqua che può essere filtrata in un dato periodo di tempo.
  • Tipologia di purificazione: la tipologia di purificazione determina quali contaminanti possono essere rimossi dall’acqua.
  • Costo: il costo dei depuratori d’acqua può variare notevolmente a seconda delle caratteristiche e della capacità.
  • Manutenzione: alcuni depuratori d’acqua richiedono una manutenzione regolare, come la sostituzione dei filtri.

Conclusioni

I depuratori d’acqua sono un modo efficace per garantirsi un’acqua potabile sicura e di qualità anche in casa.

Essi possono rimuovere una grande varietà di contaminanti, con il vantaggio di migliorare anche il sapore dell’acqua e ridurre il rischio di avere malattie collegate all’acqua che si assume.

Se sei preoccupato della qualità dell’acqua potabile cui hai accesso, un depuratore può essere la soluzione efficace di cui hai bisogno.

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Online

YouTube impone etichette ai video generati con l’AI

La celebre piattaforma di video musicali ha introdotto nuove e severe linee guida per la gestione dei contenuti generati tramite Intelligenza artificiale. In particolare, i deepfake.
D’ora in avanti chi carica un video su YouTube dovrà indicare chiaramente quali contenuti sono stati realizzati con l’Intelligenza artificiale. Le conseguenze per chi non etichetta correttamente i contenuti potrebbero comportare la rimozione del video, la sospensione dell’account o la demonetizzazione.

Più in dettaglio, YouTube ha chiarito che i creatori dovranno etichettare i contenuti realistici generati dall’AI, rendendo esplicito immediatamente che sono stati realizzati con l’Intelligenza artificiale. Soprattutto se riguardano contesti delicati come le elezioni politiche o situazioni di conflitto attuali.

Tutelare i partner dell’industria musicale

Le nuove norme si dividono in due categorie principali, una più rigida, volta a tutelare i partner dell’industria musicale della piattaforma, e un’altra meno restrittiva, applicabile al resto degli utenti.
Queste etichette saranno visibili nelle descrizioni dei video e direttamente sui video stessi, nel caso di materiale sensibile.

La definizione di “realistico” da parte di YouTube però non è ancora stata precisata. Tuttavia, il portavoce Jack Malon ha indicato che l’anno prossimo, quando questa politica entrerà in vigore, verranno fornite indicazioni più dettagliate, complete di esempi.

Ma come identificare con certezza i deepfake?

Resta incerto, però, come YouTube possa identificare con certezza i video generati dalla AI non etichettati, considerando che gli attuali strumenti di rilevamento sono ancora poco affidabili.
La situazione si complica ulteriormente per i video che utilizzano deepfake per simulare persone reali, come nel caso della loro voce o del loro volto.

YouTube permetterà le richieste di rimozione tramite un modulo esistente, ma valuterà diversi fattori, ad esempio, se il contenuto è una parodia o una satira o se l’individuo rappresentato nel video è un personaggio pubblico.
Ma per i contenuti musicali generati da AI che imitano la voce cantata o parlata di un artista, non saranno ammesse eccezioni per parodia e satira. I canali che producono ‘coperture’ AI di artisti vivi o deceduti potrebbero comunque vedere i loro contenuti rimossi, riporta Adnkronos.

Un passo importante verso la tutela del copyright

Negli ultimi tempi, attori come Tom Hanks e Scarlett Johansson hanno intentato cause contro software di Intelligenza artificiale che avevano sfruttato i loro volti e voci per realizzare spot pubblicitari senza permesso.

La novità potrebbe quindi segnare un passo importante verso la tutela del copyright e il suo rapporto con l’AI, riferisce Ansa.
“Crediamo sia nell’interesse di tutti mantenere un sano ecosistema di informazioni su YouTube – si legge sul blog della piattaforma -. Abbiamo politiche di lunga data che vietano i contenuti tecnicamente manipolati che ingannano gli spettatori, e che possono rappresentare un rischio di danno grave”.

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Varie attualità

Sonno di qualità: quali sono le strategie per dormire bene?

Il sonno rappresenta un pilastro fondamentale per il benessere mentale e fisico dell’individuo. Oggi, la ricerca della qualità del sonno è divenuta una priorità, spingendo all’uso di tisane, integratori, medicine e all’impiego di sofisticate app e dispositivi. La sonnolenza è una priorità che influisce sulla vita quotidiana di molte persone.
L’interesse crescente per il sonno ha portato alla creazione di nuovi prodotti e servizi dedicati a migliorare la qualità del riposo. Dall’abbigliamento da letto all’ospitalità orientata al sonno, si è sviluppata un’intera industria del sonno.

Il monitoraggio del sonno 

Le app, come Samsung Health, vengono utilizzate da un numero sempre maggiore di utenti per monitorare il sonno. Nonostante ciò, una domanda rimane aperta: quanto è di qualità il nostro sonno? Uno studio globale su 716 milioni di notti di sonno ha rivelato che, nonostante l’aumento dell’interesse per la salute del sonno, la qualità del riposo sta diminuendo.
La durata media del sonno si è ridotta, scendendo al di sotto delle 7 ore raccomandate dalla National Sleep Foundation. Inoltre, c’è un aumento del tempo di veglia durante le ore notturne, diminuendone ulteriormente la qualità.

Differenze tra gruppi demografici

Le differenze nella qualità del sonno si osservano in tutti i gruppi demografici, con le donne che mostrano le flessioni più significative nell’ultimo anno. Le persone di età superiore ai 70 anni hanno sperimentato una diminuzione del livello di qualità del sonno quasi doppio rispetto ai ventenni. Il Nord America ha registrato la maggiore diminuzione della qualità del sonno, mentre l’Asia ha il valore più basso.

Impatto del sonno sui giovani

Il deficit di sonno, che misura la discontinuità del sonno tra i giorni feriali e i fine settimana, ha un impatto significativo sui giovani. I ventenni hanno un deficit del sonno quasi doppio rispetto ai settantenni, con l’America Latina che ha il deficit più lungo.

Consigli per dormire meglio

Per migliorare la qualità del sonno, è importante seguire alcune pratiche raccomandate dalla ricerca clinica. Prima di dormire, evitare attività stressanti e dispositivi elettronici, fare una doccia calda o dedicarsi a un hobby rilassante per calmare la mente, e assicurarsi che la stanza sia buia, fresca e silenziosa.
Ci si può aiutare anche con l’alimentazione. Il succo di amarena, il succo di barbabietola, i kiwi e le noci, ad esempio, contengono nutrienti come la melatonina e la serotonina che possono migliorare la buonanotte. Questi alimenti offrono una soluzione naturale per chiunque desideri migliorare il proprio riposo notturno.

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Economia

Terzo trimestre, aumenta il numero di nuove imprese. Però…

Durante il trimestre estivo, il sistema imprenditoriale italiano ha mostrato una lieve ripresa, con un aumento delle aperture di attività e una diminuzione delle chiusure rispetto al 2022. Sono dati che emergono dal Registro delle imprese delle Camere di Commercio – sulla base di Movimprese, l’analisi trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere.
L’analisi ha infatti  rilevato un saldo positivo di 15.407 attività economiche, corrispondente a una crescita dello 0,26% rispetto alla fine di giugno. Questo saldo è calcolato come la differenza tra le 59.236 nuove iscrizioni e le 43.829 cessazioni di attività.

Una dinamica col freno tirato

Tuttavia, in termini assoluti, questa crescita riflette una vitalità contenuta del sistema imprenditoriale, con il saldo al di sotto della media degli ultimi dieci anni.
Le regioni e le macro-aree del Paese hanno tutte registrato un segno positivo, con il Lazio in evidenza per una crescita dello 0,44% rispetto al trimestre precedente, grazie soprattutto a Roma (+0,5%).

La Lombardia ha mostrato l’espansione maggiore della base imprenditoriale con 3.334 nuove imprese, corrispondente a una crescita dello 0,35%. Anche Milano ha contribuito positivamente con un aumento dello 0,49%.
Il settore delle costruzioni ha rappresentato quasi un quarto del saldo positivo, con un incremento dello 0,5%, mentre le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno registrato un aumento del 1,1%, corrispondente a 2.597 nuove attività nel trimestre. Le attività di alloggio e ristorazione hanno registrato un incremento del 0,62% con 2.825 nuove unità.

Commercio e manifatturiero così così 

Al contrario, i settori del commercio e delle attività manifatturiere hanno mostrato tassi di crescita inferiori allo 0,1%. L’agricoltura, silvicoltura e pesca è stato l’unico settore a registrare una diminuzione (-0,1%).

Le forme organizzative più diffuse

Nel trimestre in oggetto, una delle forme organizzative più dinamiche è stata quella delle società di capitale, con un tasso di crescita del 0,68% e un saldo positivo di 12.658 unità, rappresentando l’82% dell’intero saldo trimestrale.
L’impresa individuale è rimasta la forma organizzativa principale scelta dai nuovi imprenditori, con 35.531 iscrizioni nel trimestre, ma ha contribuito al bilancio trimestrale con sole 3.935 unità, corrispondente a una crescita del 0,13% a fronte delle 31.596 chiusure registrate nello stesso periodo. Insomma, per fortuna si è assistito a una certa vitalità imprenditoriale nel terzo trimestre 2023, ma si può fare di più!

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Varie attualità

Il 20% dei giovani italiani è ansioso o depresso. Di chi è la colpa?  

In forma lieve o moderata ansia e depressione interessano circa il 20% dei giovani universitari italiani. Nel 67% dei casi i sintomi di ansia generalizzata e sociale sono da ricondurre agli effetti negativi più diffusi della pandemia.
Tra i principali fattori del peggioramento della salute mentale dei ragazzi rientrano anche la solitudine, l’eccessivo tempo trascorso online, così come la gestione poco salutare di tempo e spazio, la bassa motivazione e l’incertezza.

È quanto emerge da uno studio condotto dall’università degli Studi di Milano–Bicocca e dall’Università del Surrey (Regno Unito), sulla salute mentale della popolazione giovanile nel contesto universitario.
Lo studio è stato presentato nel corso dell’evento ‘Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social’, organizzato dall’università Milano-Bicocca e da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson.

La salute mentale non è meno importante della salute fisica

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di una ulteriore ricerca realizzata da Ipsos e promossa da Janssen Italia. Questa ricerca evidenzia come la salute mentale sia considerata una priorità (87%) tanto quanto la salute fisica. Dato ancora più significativo se si considera che 4 italiani su 10 non sono soddisfatti della propria condizione mentale, e che 1 italiano su 3 ritiene la propria salute mentale maggiormente a rischio oggi rispetto a 3 o 4 anni fa. L’incidenza maggiore si registra fra le donne (42% vs 31% degli uomini) e i giovani, pari al 42% circa nelle fasce 18-45 anni rispetto al 32% di quelle 46-75. 

La spesa sanitaria è insufficiente a colmare il gap di risorse

D’altronde, secondo uno studio Deloitte-Janssen, la spesa sanitaria dedicata alla salute mentale in Italia è gravemente insufficiente, e nei prossimi 3 anni, serviranno 1,9 miliardi di euro in più per riuscire a colmare il gap di risorse in risposta ad alcune criticità, quali personale, spesa ospedaliera, campagne di sensibilizzazione. 

“L’Italia – ricorda Alessandra Baldini, direttore medico Janssen Italia – si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale (dati Ocse), ben lontana da altri Paesi ad alto reddito, destinando circa solo il 3,4%”.

“Servono nuovi approcci in termini anche di salute pubblica”

Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca osserva che servono “necessariamente nuovi approcci in termini non solo clinici ma anche di salute pubblica.
La ricerca evidenzia come iniziative preventive e interventi clinici, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, social inclusi, debbano essere volti a interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”. 

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Statistiche

Smart Home: continua a crescere anche nei primi sei mesi del 2023 

Tra gennaio e giugno 2023 GfK evidenzia un incremento delle vendite a valore del +12% per i prodotti smart della Tecnologia di Consumo. In particolare, crescono le vendite di Grandi Elettrodomestici connessi (piani cottura, forni, frigoriferi, lavastoviglie, asciugatrici, lavatrici) che segnano un +19,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Decisamente positiva anche la performance dei dispositivi per l’Automazione e la Sicurezza (Lampade led, termostati, visual camera, watertimer, prodotti per il riscaldamento elettrico) che crescono del +12,3%.

Ed è in crescita (+5,1%) anche il comparto che include Piccoli Elettrodomestici smart e dispositivi connessi per la Salute e il Benessere, quali, ad esempio prodotti per la preparazione del cibo, misuratori di pressione, friggitrici, prodotti per l’igiene orale, macchine da caffè, pesapersone, aspirapolveri e dispositivi per il trattamento dell’aria.

Smart Entertainment in controtendenza

In controtendenza lo Smart Entertainment, che nel periodo considerato registra un calo delle vendite a valore del -4,6%.
Questo segmento comprende prodotti con caratteristiche smart, quali, ad esempio, amplificatori, sistemi audio-video, decoder e video player – mentre non include le Smart TV.

Per alcuni prodotti, le caratteristiche di connettività sono ormai particolarmente importanti. Tra i prodotti che hanno visto incrementare di più la quota di modelli Smart sul totale delle vendite della categoria ci sono le Lavatrici smart, passate dal pesare il 2,5% del totale dei prodotti venduti nei primi sei mesi del 2019 al 25,4% nello stesso periodo del 2023.
Anche i Condizionatori e le Asciugatrici hanno visto crescere in maniera significativa l’importanza dei prodotti smart, arrivati coprire rispettivamente il 32% e il 43,5% del fatturato.

Le abitazioni sono sempre più connesse ed efficienti

Il successo dei dispositivi connessi è un fenomeno che dura ormai da qualche anno. La pandemia da COVID-19 ha portato da un lato a un’accelerazione della digitalizzazione dei consumatori e dall’altro a una riscoperta della centralità della casa.
Due tendenze che hanno portato a un potenziamento della dotazione tecnologica delle abitazioni, diventate sempre più connesse ed efficienti.

Questo trend emerge chiaramente se si confrontano le vendite dei primi sei mesi del 2023 con quelle registrate nello stesso periodo del 2019. La crescita del comparto Smart Home in questo lasso di tempo è del +84,5%.

Semplificare la vita e risparmiare energia 

Più di recente, due fenomeni che hanno trainato il successo della Smart Home sono stati, da un lato, la crescente ricerca da parte dei consumatori di soluzioni in grado di semplificare la vita, e dall’altro, l’attenzione al risparmio energetico. 
Se il 41% dei consumatori a livello mondiale è disposto a pagare un prezzo più alto per prodotti che semplificano la vita, l’incremento dei costi dell’energia degli ultimi anni ha portato sempre più persone a cercare soluzioni per contenere i consumi.
In questo senso, il controllo intelligente e da remoto di apparecchi e impianti connessi può aiutare a ottimizzare il proprio consumo energetico.

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Varie attualità

L’AI e il lavoro tra timori ed entusiasmo

Quale è la percezione dell’Intelligenza artificiale in ambito professionale? Risponde un’indagine globale condotta da Linkedin, che rileva come l’AI abbia già avuto un forte impatto sulla vita professionale dei cittadini di tutto il mondo. Il 60% degli intervistati è convinto che già nel corso del prossimo anno l’AI introdurrà nuove modalità di lavoro e altri cambiamenti significativi.
Il 69% degli intervistati poi pensa che l’AI nei prossimi 5 anni diverrà un ‘aiutante invisibile’, e in Europa gli italiani (60%) sono tra i più entusiasti.  Ma se 9 intervistati globali su 10 sono curiosi ed entusiasti di poter utilizzare l’AI al lavoro, 2 su 5 (39%) si sentono sopraffatti da questa trasformazione. Quanto alle preoccupazioni più diffuse in Italia, il 19% si sente in difficoltà a causa delle barriere linguistiche, poiché gli strumenti a disposizione sono in larga parte più efficienti e fruibili se utilizzati in lingua inglese.

Differenze di genere e generazionali

Se il 73% degli uomini a livello globale vede nell’AI un alleato sul lavoro questa convinzione è condivisa dal 65% delle donne. A livello generazionale è la GenZ a temere maggiormente di rimanere indietro nell’apprendimento delle skill necessarie a utilizzare l’AI. Forse, proprio per via di una maggiore consapevolezza della vastità delle possibili applicazioni, dei suoi pro e contro.
È infatti preoccupato il 29% degli intervistati tra 16-26 anni, a fronte del 22% dei Millenials, il 16% dei GenX e il 15% dei boomers. Timore che trova riscontro anche nelle risposte italiane sul tema delle opportunità di formazione. Il 58% dei giovanissimi vorrebbe imparare a utilizzare al meglio l’AI sul lavoro, ma non sa come accedere a questo know-how (49% boomers).

Formarsi e ampliare le proprie skills

Se in Italia il 57% dichiara di non aver ricevuto dal proprio datore di lavoro né linee guida né un training specifico volto a migliorare o ottimizzare il ricorso all’AI, al contempo, le aree in cui gli italiani vedono più opportunità di progresso grazie all’AI sono l’accesso più veloce al sapere e l’informazione (29%), l’aumento della produttività (28%), la velocizzazione dei lavori di sintesi (23%). Non mancano, tuttavia, i timori. In particolare, a preoccupare professioniste e professionisti italiani, è l’aspetto dell’adeguamento delle skills, e la mancanza di opportunità di formazione specifica in questo ambito.

Il 33% dei professionisti italiani la utilizza 

Di fatto se il 33% degli intervistati nel nostro Paese già ricorre all’AI per lo svolgimento delle proprie mansioni la stessa percentuale si sente sopraffatta dal cambiamento che potrebbe portare, e il 30% ha il timore di non riuscire a tenere il passo con l’innovazione. In ogni caso, se è difficile stimare quale sarà l’entità reale dell’impatto dell’AI sul lavoro quotidiano dei professionisti e delle professioniste di tutto il mondo nei diversi settori, è chiaro invece che le imprese per poter crescere e attrarre nuovi talenti dovranno cercare di guidare questo cambiamento. Concentrandosi, in particolare, sull’offerta di nuove opportunità di formazione.

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Varie attualità

Autunno 2023, la mappa dei rincari

Ci sono poche buone notizie sul fronte delle spese che italiani dovranno affrontare nei prossimi mesi. Sono infatti previsti incrementi significativi durante l’autunno, con costi in salita che potrebbero pesare fino a 1.600 euro per famiglia, secondo quanto annunciato da Assoutenti. L’organizzazione ha rivisto le sue stime sulle spese previste per le famiglie italiane da settembre a fine anno, considerando fattori come bollette, generi alimentari, spese scolastiche, mutui, carburante e ristorazione.

Aumenti per i generi alimentari e la scuola

Attualmente, il costo complessivo dei generi alimentari è aumentato del 10,1% rispetto all’anno precedente. Se questa tendenza dovesse persistere nei prossimi mesi, le famiglie potrebbero vedere un aumento delle spese per cibo e bevande di circa 190 euro durante il periodo settembre-dicembre rispetto all’anno precedente. A settembre, poi, con la riapertura delle scuole si prevede che le spese per il materiale scolastico aumenteranno. I prodotti di cancelleria, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e della produzione, registrano un aumento del 9% su base annua. Ciò comporta un aumento di circa 50 euro per una famiglia che deve acquistare tutto il materiale scolastico per un anno, a cui si aggiungono i costi dei libri di testo, con aumenti che variano dal 4% al 12%.

Ancora su i listini per benzina ed energia

I costi del carburante per auto sono anch’essi in aumento. Se i prezzi alla pompa rimarranno ai livelli attuali, le spese per il carburante aumenteranno di 107 euro per famiglia durante gli ultimi quattro mesi dell’anno, supponendo due rifornimenti al mese. Le bollette energetiche stanno diventando un’altra preoccupazione, con previsioni che indicano aumenti delle tariffe elettriche tra il 7% e il 10% nel prossimo trimestre. Considerando solo l’aumento delle tariffe elettriche, potrebbe verificarsi un aumento delle spese di 16,1 euro per famiglia nel quarto trimestre dell’anno.

Gli incrementi dei mutui variabili

Le famiglie con mutui a tasso variabile devono anche affrontare ulteriori costi. Le riunioni mensili della Banca Centrale Europea (BCE) vedranno ulteriori rincari dei tassi di interesse, con un potenziale aumento delle rate mensili dei mutui. Ipotizzando un aumento dello 0,25% nei tassi in tutte e tre le riunioni della BCE, le famiglie potrebbero vedere un aumento delle spese complessive di circa 1.170 euro rispetto all’anno precedente. Anche i ristoranti e i bar stanno aumentando i prezzi, con un aumento delle spese previste di circa 28 euro per famiglia nei prossimi quattro mesi.